Associazione Culturale Gruppo Folk Figulinas
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Florinas

La Storia

Il territorio di Florinas fu densamente abitato già nell'antichità come testimoniano i numerosi reperti individuati in particolare tra metà Ottocento e primo Novecento. In questo periodo sono rilevabili tracce più o meno importanti di oltre trenta nuraghi e di una decina di domus de janas che, insieme ad una tomba di giganti, sopravvivono alla distruzione operata negli ultimi due secoli del nostro millennio. L'importanza del territorio, delimitato in particolare da uno dei maggiori corsi d'acqua della regione e lambito dall'importantissima via di comunicazione tra il nord ed il sud dell'isola, è confermato dal ritrovamento, presso Florinas di terrecotte di età classica.

Il toponimo deriva da Figulina di chiara derivazione romana, a conferma dell'esistenza di una fiorente attività nel nostro territorio dove pure doveva essere presente una stazione tra Turris e Cagliari. Tale toponimo permane ancora nel medioevo ad indicare una curatoria del Giudicato di Torres, anch'essa come molte altre del vastissimo territorio logudorese senza dubbio interessata dalla presenza di monaci di regola benedettina, presenti in forze nella nostra regione ed autori di numerose bonifiche delle campagne sarde ed in ultima analisi della ruralizzazione del nostro territorio.

La presenza presso i limiti del nostro territorio di numerose ed importanti chiese quali Saccargia, Salvenero, Coros e Cea, va integrata da chiese una volta attive e dalla recentissima individuazione, in un'area periferica ma nel passato molto importante per la vita economica del nostro centro (quella di Giunghi-S.Leonardo), di una piccola chiesa romanica, indubbia conferma della presenza monastica e dello sviluppo del territorio in età bassomedievale. Tra ultimo medioevo e prima età moderna l'antica curatoria di Figulina fu teatro delle vicende, spesso cruente, che seguirono alla dissoluzione del Giudicato di Torres. Passò dapprima con la baronia di Ploaghe ai Malaspina e fu successivamente confiscata dagli Aragonesi ed infeudata a serafino I di Montagnans il 16 novembre 1420. Per il matrimonio tra la nipote di Serafino Giovanna e Francesco di Castelvì avvenuto nel 1500, appartenne a quest'ultima casata sino al 1723 quando la famiglia si estinse con la morte di un altro Francesco, deceduto senza discendenti diretti. Lo stesso anno fu investita del feudo Maria Caterina, moglie di Dalmazzo Sant Just ed alla sua morte il figlio di secondo letto Giuseppe Antonio Aymerich (17 Febbraio 1733).

Agli Aymerich rimase sino al termine del sistema feudale (anni Quaranta dell'Ottocento). Dunque Florinas conobbe, sino alle soglie dell'età contemporanea, vicende del tutto simili a quelle che interessarono gran parte del territorio sardo soggetto al sistema feudale. In particolare i Castelvì e gli Aymerich che la tennero per circa trecentocinquanta anni, furono due tra le più illustri casate sarde ed i loro esponenti detennero vastissimi territori che oltre alla baronia di Ploaghe posta nel Logudoro (che con Florinas e Ploaghe era la villa più importante del complesso feudale comprendente anche Cargeghe e Codrongianos), si estendevano nelle fertili pianure del Campidano e si incuneavano nella Sardegna interna dove era situato il marchesato di Laconi. Florinas conobbe dunque in questo lungo periodo una relativa tranquillità sotto il profilo istituzionale in quanto le variazioni di titolarità nel feudo furono dettate dalle vicende patrimoniali ed ereditarie delle famiglie che lo detennero.

Il territorio di Florinas, delimitato dai comuni di Ossi,Codrongianos, Siligo, Banari ed Ittiri, per un totale di circa 33 Km e mezzo di perimetro e 3500 ha di superficie di media collina, raggiunge i 417 metri di altezza, è abitato da una popolazione concentrata in un agglomerato urbano interessato da una lenta ma progressiva crescita demografica nel corso dei secoli dell'età moderna e poi da una relativa stasi, divenuta accentuato regresso nei tempi a noi più vicini. Il paese costruito nel tufo bianco, conta attualmente una popolazione di circa 1650 abitanti. Il suo territorio è ricchissimo di stili archeologici di notevole pregio, come particolarmente interessanti sono alcuni reperti ritrovati e conservati nel Museo Archeologico di Sassari.

 

Si segnalano quattro belle Chiese:
il settecentesco complesso parrocchiale detto La Crexiscedda e la canonica tutta in pietra a vista che affiancano la Chiesa dell'Assunta (eretta del '600) il cui interno presenta cappelle con volte a crociere e alcuni bellissimi altari lignei Chiesa di San Francesco in stile romanico la Chiesa del Rosario del XVI secolo la settecentesca Chiesa di Santa Croce con facciata abbellita da finestre ed ornamenti che al suo interno uno splendido altare maggiore ligneo con dipinti della passione di Gesù ed un pregevole crocifisso

Itinerari

Quello che vi suggeriamo è un itinerario con partenza da Sassari che si svolge in un territorio dai contorni indefiniti, che sfumano a est e a sud-est nel Meilogu, a sud nel "paese di Villanova" e a sud-ovest e a ovest nell'Algherese. Marcata è la caratterizzazione paesistica, con un ambiente d'altopiano - interrotto da due laghi artificiali - che nella cosiddetta Alvenia sarda assume aspetti di singolare vivacità. Il percorso è quasi tutto su strade statali: la superstrada 131, di Carlo Felice, poi la 131 bis e la 127 bis.
La statale 131, oltrepassato lo svincolo di Scala di Giocca, piega a SE e procede rettilinea nella Piana di Campomela,bagnata dal Rio Màscari; sulla d., in alto, gli abitati quasi contigui di Mùros e Cargeghe. Segue, Km 10,9, il bivio a d. per Muros, 300 m oltre il quale si dirama a sin. la strada per i Bagni di S. Martino m 261.
Vi sgorgano da un breve pianoro trachitico alcune sorgenti di acqua alcalino-bicarbonato-sodica, di gusto leggero e piacevole. Nei pressi si sono rinvenute le tracce di un pozzo sacro nuragico, mentre 1 Km più avanti si trovano i Bagni di Montes m 252.

Si superano a sin. la stazione di Campomela della ferrovia Sassari-Chilivani e la cantoniera omonima, al di là delle quali il rettifilo - dominato sullo sfondo dall'aguzzo profilo della collina calcarea di Can' e chervu - finisce, Km 13.8, allo svincolo da cui parte la statale 597. Da qui la "Carlo Felice", curvando a d., sale a mezza costa le pendici dell'altura di Codrongianos, che si vede di fronte. Più avanti, una breve diramazione a d. conduce a Florinas: il paese merita attenzione per alcune architetture religiose di bell'aspetto e per il parco archeologico. Interessante è soprattutto il settecentesco complesso (chiesa, canonica e oratorio della "Crescixedda") della parrocchiale dell'Assunta, su impianto più antico, con pregevoli altari lignei che arredano alcune delle cappelle coperte a crociera.
Seguendo da Florinas verso S la strada per Banari, dopo 7,3 Km si incontra la chiesetta di origine medievale di S. Maria de Sea m 190, che era annessa a un monastero di Camaldolesi; i festeggiamenti in onore della Madonna vi si tengono il 7 e l'8 Settembre.

Descrivendo lunghi rettilinei cominciano a stagliarsi di fronte a noi le alture tabulari del Logudoro e del Meilogu. La piana che si attraversa, detta Campu Lazzaru, è interessata da un comprensorio di bonifica che si estende su 1825 ha e riguarda i comuni di Codrongianos, Florinas, Siligoe Ploaghe. Come finisce Campu Lazzaru, la strada volge verso una grande conca aperta ai pedi del Monte Santo, il cui profilo caratteristico, da "altare vulcanico", emerge avanti a sinistra.
Un altro itinerario lineare è di collegamento fra il Sassarese e il Logudoro, di cui si percorre dopo Ploaghe il margine settentrionale, in un paesaggio solitario e severo, con vaste distese a pianoro o mollemente ondulate, dove sulle coltivazioni prevale l'ambiente dei pascoli. È soprattutto l'itinerario delle chiese romaniche, che sgranano qui, in una fascia territoriale lunga poco più di una ventina di chilometri, un rosario di abbagliante bellezza: la SS. Trinità di Saccargia, S. Michele di Salvènero, S. Maria del Regno e S. Antioco di Bisarcio, tutte modellate durante il XII secolo secondo movenze stilistiche in maggiore o minore misura riconducibili all'architettura pisana, costituiscono una concentrazione monumentale che non ha riscontro in nessun'altra area della Sardegna.

 

I Itinerario

 

Tomba ipogeica di Campu Luntanu

 

Lungo la strada di penetrazione agraria di Campu Luntanu si trova la tomba ipogeica, ricavata in un masso erratico di calcare, lavorato all'esterno, di forma all'incirca trapezoidale. Il blocco, disposto lungo l'asse NO-SE, è isolato in un terreno in leggero pendio, ai piedi dell'altipiano di Coros, in posizione dominante rispetto al corso del fiume Mannu. Dalla sua posizione, è ben visibile il nuraghe Corvos: la principale fortezza del territorio. Il profilo esterno della tomba segue il disegno semiellittico della "stele" verso il retrospetto. Nell'angolo di SE si apre un notevole varco, dovuto al degrado naturale della roccia. La stele centinata, sulla facciata di NO, è alta al centro m 3,90; la sua larghezza varia da m 3,90 alla base, a m 3,10 all'altezza del listello centrale, per rastremarsi ulteriormente sino a circa m 2,30 poco prima della curva dell'estradosso. Si notano tre fori scavati sulla sommità dell'estradosso della "stele", forse alloggiamenti per altrettanti betilini di pietra che coronavano la sommità del prospetto centinato.
La cella interna ha pianta trapezoidale irregolare; pavimento e soffitto sono inclinati dal lato NO verso quello SE, e l'altezza varia, alle due estremità. L'ingresso principale è del tutto fuori asse rispetto alla camera completamente spostato verso la parete laterale Est, mentre assai più centrato risulta l'ingresso secondario. L'ingresso con la stele è da considerarsi "nobile" per le sepolture di personaggi di rango sociale elevato, mentre l'ingresso secondario era per le sepolture ordinarie.
Furono rinvenuti da due trincee di scavo, alcuni materiali ceramici, fra cui due anse a gomito attribuibili alla Cultura di Bonnanaro. Un altro frammento di vaso con ansa a gomito si rinvenne erratico nel terreno, a 100 metri dalla tomba.
Procedendo per i campi, lungo il pendio che degrada verso il corso del Rio Mannu, si giunge nei pressi dell'alta sponda del fiume, ove, adiacente ad un casolare rurale sono i resti del nuraghe Sa Menta

II Itinerario
Le domus de janas di S'Abbadia
Ritornando alla tomba di Campu Luntanu, si risale in auto e si ripercorre a ritroso la strada a fondo naturale sino a reimmettersi nella provinciale; si volta a destra e, subito dopo il ponte sul Rio Mannu, giunti allo svincolo, si gira ancora a destra per Banari. Percorsi circa 900 metri, subito dopo aver aggirato l'altura dominata dal nuraghe S'Ardia, si noteranno, nel pendio a sinistra della strada, alcuni notevoli affioramenti isolati di roccia calcarea: due di essi ospitano le domus de janas di S'Abbadia. Si tratta di un gruppo di quattro ipogei scavati in due macigni erratici di calcare, sul pendio dell'altura di S'Abbadia, a pochi metri dalla strada Florinas-Banari, poco prima di S. Maria de Sea. Tre ipogei, di planimetria perfettamente omologa (costituiti da un padiglione rettangolare coperto e aperto sulla fronte, e da un unico vano funerario) si aprono nel masso più a valle, mentre in un macigno leggermente più a monte è scavata la grande tomba IV, pluricellulare. Si ritorna indietro lungo la strada provinciale, e si oltrepassa lo svincolo per Ittiri, procedendo in direzione di Florinas. Immediatamente dopo il bivio, sulla sinistra, si erge, al lato della strada, l'imponente sagoma del nuraghe Corvos, costruito con grosse pietre sbozzate, bastione bilobato frontale, che si addossa all'originaria torre principale.
Dopo la visita del nuraghe Corvos, si retrocede nuovamente in direzione di Ittiri-Banari, per meno di 100 metri, e si volta a sinistra in una stradina sterrata che procede in salita, con alcuni tornanti. Dopo circa 2 Km, non appena superata l'altura su cui spicca la bianca sagoma del nuraghe Su Valzu si procede a piedi verso Sud, costeggiando un bosco, sino a giungere al margine meridionale dello stretto altipiano, ove è ubicato il nuraghe Su Tumbone, nuraghe complesso di planimetria singolare, che sorge all'estremità meridionale di un altipiano calcareo protetto a nord da un altro nuraghe e sul quale sono anche due domus de janas.
Si risale lungo la strada sterrata per circa 1,5 Km, sino ad oltrepassare le caratteristiche guglie calcaree di Crastos Ruttos Costeggiando il versante orientale dell'altura, subito dopo un ampio varco fra le rocce, alla base di un alto costone, si apre la domus de janas di Su Cannuju, tomba pluricellulare. Dalla tomba di Su Cannuju, si ritorna indietro e si risale, a piedi, il pendio opposto che domina, a Est, la piccola valletta; sul bordo della rupe calcarea, nei pressi di un precipizio, è scavata la tomba "a prospetto" di Sa Rocca 'e Su Lampu,monumento scavato in una bassa parete di roccia, sull'orlo di un tavolato calcareo dalle pareti scoscese. Presenta, scolpiti nella fronte, i caratteristici elementi delle "tombe dei giganti" nuragiche del centro nord dell'isola: la stele centinata, l'esedra semicircolare con il sedile alla base.

III Itinerario L'area nuragica di Punta Unossi
Proseguendo per la strada comunale Florinas-S. Maria di Sea, dopo alcuni tornanti, giunti sull'altipiano, la strada rasenta un abbeveratoio, in corrispondenza di una curva; procedendo per i campi, sulla destra, in direzione Sud, si incontrano i ruderi del villaggio di Punta Unossi, l'area più importante del territorio di Florinas ubicata sul pianoro di Sa Cuguttada, ai piedi dell'altura di Punta Unossi e a dominio della profonda vallata dei Giunchi.
L'insediamento è costituito da un agglomerato di capanne di varia tipologia, fra cui spicca una "capanna delle riunioni" con sedile circolare addossato alle pareti e basamento circolare centrale che forse sorreggeva un betilo-torre, ritrovato alla parete della capanna stessa.

Le capanne si dispongono intorno ad una singolarissima struttura nuragica, costituita da una piccola torre in opera rozza, forse originariamente chiusa a tholos, e in un secondo tempo rifasciata con una struttura in perfetta opera isodoma, senza che vi fosse risparmiato un ingresso. Probabilmente doveva essere una struttura di grande importanza e forse il fulcro stesso del villaggio: l'architettura isodoma è infatti tipica degli edifici di culto, e l'insediamento di Punta Unossi sembrerebbe caratterizzarsi come un tipico "villaggio-santuario".
Si ritorna alle auto; la strada comunale, a questo punto, prosegue, sterrata per circa 1300 metri, ed asfaltata nel tratto restante, in direzione di Florinas, dove hanno termine i nostri itinerari archeologici

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